Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/322

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3i6 saggi critici

questa societá tutta lisciata soppraggiunsero i barbari. Quale antemurale essi potevano trovare? Trovarono uno sciame di principotti dissoluti e banchettatoli, con tutto quel séguito di vizii e di putredine, che il Machiavelli chiamò «corruttela italiana». L’Italia cadde, perché era corrotta.

Savonarola avverti questa corruzione, e l’andava predicando per ottenerne l’emenda. Ma per questa minaccia di morte della nazione non c’ è forse un rimedio? Si; ci è la riforma. Epperò tutti coloro che in quei tempi avevano lo sguardo lungo non pensavano che alla riforma. Quando però la corruttela è infiltrata dovunque, non può bastare piú la riforma a dare la vita: bisogna che si compiano i destini; e la riforma può preparare solo la lontana resurrezione. Allora vedete sorgere dei pensatori solitarii, che, spingendo il loro sguardo nel futuro, consegnano nei libri la parola dell’avvenire. Essi rimangono ignoti od oscuri nel loro paese per un certo tempo; ma intanto i semi da essi gettati cominciano a germogliare contemporaneamente fuori, dove per avventura il terreno è piú adatto a comprenderli. Accanto a Machiavelli, ricordate i nomi di Bruno, Campanella, Galileo, Giannone. Di qui due modi di riforma.

Il primo modo s’indirizza a correggere coll’esempio e coi precetti morali la vita ed i costumi corrotti di un popolo; il secondo agisce colla scienza e tenta di rifare addirittura lo spirito. Il primo fu tentato da Savonarola dal pergamo. Egli vagheggiò nel segreto della sua cella di rifare la base imputridita dell’edifício sociale, rifacendo la Chiesa, che voleva ricodurre alla purezza dei suoi primi tempi, e ridonando la libertá all’antico Comune, che l’aveva perduta; ma il popolo lo abbandonò, la Chiesa lo uccise.

Perché intanto il Savonarola non riuscí nel suo compito? Perché non comprese né la malattia che affliggeva la patria, né le medicine di cui aveva bisogno: egli si arrestò ai fenomeni del morbo senza rintracciarne e curarne le cagioni. L’ascetismo ed il misticismo furono la negazione della vita operosa ed utile. Chi si ritira dalla vita attiva e sconosce la sua missione in questo mondo, è indegno di questa e dell’altra vita.