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cosa di immanente, che sono le facoltá dell’umana natura: le passioni, gl’interessi possono variare d’ intensitá per diversitá di luogo o di tempo, ma la sostanza è sempre la stessa. Dunque, Machiavelli mette per base della storia le facoltá dell’uomo che, secondo lui, non perdono mai la loro forza produttiva. Onde avviene che le nazioni nascono e muoiono, ma nell’umanitá sopravvive l’opera di ciascuna nazione.

Con ciò avete non solo il principio d’una scienza politica, ma anche i primi accenni della filosofia della storia, su cui hanno lavorato dappoi Vico ed Hegel.

Questo è il concetto fondamentale deH’edificio di Machiavelli. Trovate poi in lui parole che rivelano tanta altezza morale da assicurarne che egli aveva piena coscienza della sua missione:

È offizio di uomo buono quel bene che per la malignitá de’ tempi e della fortuna tu non hai potuto operare, insegnarlo ad altri, acciocché, sendone molti capaci, alcuno di quelli, piú amato dal cielo, possa operarlo.

In tutte le societá nasce un perpetuo dualismo, che in Roma si appalesa sotto il nome di patrizii e di plebei; nel Medio evo, di signori e popolani, e piú tardi di abbienti e non abbienti. Onde nel cuore umano sorgono due molle: una è la paura di perdere il giá acquistato, e l’altra è la voglia di conseguir le ricchezze : da una parte, la paura, e dall’altra, la speranza. Se lo Stato è bene ordinato, tutto ciò è leva di progresso. Ma quando non è bene ordinato, quei due elementi producono le rivoluzioni. Quale di questi due incentivi è piú possente? Machiavelli dice essere piú possente la paura del perdere che la voglia dell’acquistare; quest’ultima mette radice nella prima, giacché allora si è sicuri di quello che si ha, quando si acquista ancora di piú. D’altra parte, i viziosi portamenti dei possidenti ingordi stimolano in altrui il desiderio di acquistare, sia per il cattivo esempio, sia per sottrarsi alle vessazioni degli abbienti col cessare di essere nullatenenti.