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334 saggi critici


Dopo questo lavorio dell’ ingegno di Machiavelli, che cosa è rimasto del Medio evo? Tutto è scomparso. Non papa, non baroni, non Comune. Alla base monastica ed oziosa si è sostituita la virtú operosa, alla teologia è succeduta la scienza armata di esperienza e di ragione. Oggi si rende grazie per tutti questi progressi a Cartesio, a Galilei, a Bacone; ma si è dimenticato Machiavelli, che ne fu l’iniziatore.

Senonché, se finora abbiamo visto abbattuta la sostanza del Medio evo, non abbiamo ancora discorso delle forme, che dobbiamo ancora veder distrutte dal Machiavelli.

Il Medio evo ebbe le sue idee primarie, date come dommi e non discusse né discutibili : esso le aveva attinte nella fede o in Aristotile; quindi il cervello, essendo ozioso, si volgeva non alla ricerca delle idee prime, ma a quella delle loro combinazioni, dei loro rapporti, del loro formalismo: di qui nacque la Scolastica. Quali sono gli effetti di quest’ozio del pensiero? Esso comincia a mangiare e divorare sé stesso, e sottilizza sui rapporti e sulle minutezze quanto meno può lavorare sul grande. Questo segna in filosofia il decadimento del pensiero, come lo segna nella letteratura la sottigliezza delle forme. Fu possibile adunque sostituire alla realtá della vita la vacuitá dello spirito ozioso. Era una specie di meccanismo colle sue categorie prestabilite. Il sillogismo era la forma metodica ed ordinata, in cui si rinchiudeva il pensiero. Esso conteneva una maggiore, presa e non discussa, o discussa con testi e metodo dommatico: questo fu la rettorica. E la conseguenza che cosa era? Era il particolare, che non aveva bisogno d’esser dimostrato per sé stesso. Si dava la vuota generalitá, nella quale si credeva di ritrovare il particolare. Il mondo moderno ha preso questo particolare altra volta trascurato e dispregiato, e lo ha analizzato. Il pensiero odierno comincia a porre innanzi il fatto, il reale naturale, ed unisce insieme la natura ed il pensiero: «cogito ergo sum»! Dunque, abbiamo il articolare ribattezzato, prosciolto dalle categorie. Bisognava però trovare quello che Vico ha chiamato il «particolare pregno», che fosse capace di generare qualche cosa, cioè tutta una serie di fatti, e tale