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tura del pensiero, dove ritrova l’idea madre. Per questo metodo si spiega perché Voltaire sia superiore a Rousseau, come Machiavelli è superiore di tanto a Guicciardini, ed a’ tempi nostri Cavour ha avuto tanta potenza intellettuale da superare tutti i suoi emuli e contemporanei. Era la forza generativa che primeggiava in lui. Prendete invece Gioberti. Che cosa manca a quest’uomo e si ravvisa anche attraverso della sua magniloquenza? Egli si distrae quando scrive, e distrae noi quando lo leggiamo. Egli non piglia sul serio il lavoro produttivo del suo cervello e svaga di incidenti in incidenti, e spende tanti volumi in una polemica coi gesuiti. A lui mancano la serietá e l’idea media. Questa non produce soltanto sé stessa come pensiero, ma anche come parola; voi la vedete come immagine, espressione artistica. Questo lavoro ha la virtú di produrre la forma, perché, quando il pensiero si presenta a quella guisa, esso si presenta giá come stile. Lo stile del Medio evo era il parto del cervello ozioso, del pensiero erudito, imitatore. Ma da Machiavelli nasce altro stile, senza convenzionalismo e senza meccanismo.

Egli crea non parole vacue, ma sostanza; egli mette fuori una parte del suo stesso cervello. Quando avete innanzi questa forma, non c’ è piú possibilitá di distrarsi. Ecco quello che chiamasi la rapiditá dello stile, che obbliga l’uditore ad un lavoro penoso, ma fruttifero. Ma quando avete la lucidezza e la continuitá non avete ancora lo stile.

Quando si guarda un bambino, oltre l’esame speciale delle forme e del colorito, si cerca qualche cosa di non determinato, ma che deve rivelare l’immagine del padre. Cosi anche nello stile fa bisogno di un certo colorito, che è come le impressioni e le ricordanze paterne sul bambino. Questo si ravvisa ancora nello stile di Machiavelli. Guardate, per esempio, quello che egli diceva di alcuni popoli suoi contemporanei: — I genovesi, or liberi, or servi, inonorati vivevano ed il popolo ballottato. I veneziani, come si volsero alla terra, si trassero di dosso quelle armi che in mare li avevan fatti gloriosi — . E, per averne un saggio anche piú bello, ascoltisi quest’altro brano: