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98 | saggi critici |
pressa in forzato ozio, che vuol traboccare. E non mancò l’occasione. Combattè per l’Italia a Cento, alla Trebbia, a Novi, a Genova. Ivi, in quell’ozio di caserma, troviamo giá un altro Foscolo, guarito e ringiovanito. La vita militare gli rinfresca le impressioni, gli rinnova l’aria. Stringe relazioni, loda e gli piace di esser lodato, si mette in comunicazione con illustri uomini, prende gusto a’ piccoli piaceri della vita, ha i suoi amori, i suoi duelli, le sue polemiche, ha insomma una vita comune, epilogata in quel verso:
Amor, dadi, destrier, viaggi e Marte. |
Nel i802, quando aveva giá ventiquattro anni, escono in luce i suoi sonetti malinconici, e insieme le sue odi A Luigia Pallavicini e All’amica Asinata, che attestano la sua guarigione. A quei sonetti lapidarli, dove la vita è come raccolta e stagnata al di dentro, succede la classica ode ne’ suoi ampi e flessuosi giri, dove l’anima si espande nella varietá della vita. In questo suo classicismo a colori vivi e nuovi senti la freschezza di una vita giovane guarita da quel sentimentalismo snervante, e risorta all’entusiasmo, incalorita dagli occhi negri e dal caro viso e dall’agile corpo e da’ molli contorni della beltá femminile, tra balli e canti e suoni d’arpa. In questo mondo musicale e voluttuoso l’anima si fa liquida, si raddolcisce, e spunta la grazia; le «corde eolie» si maritano all’«itala grave cetra»:
Ebbi in quel mar la culla: Ivi erra, ignudo spirito, Di Faon la fanciulla; E se il notturno zeffiro Blando su’ flutti spira, Suonano i liti un lamentar di lira! Ond’io pien del nativo Aer sacro, sull’itala Grave cetra derivo Per te le corde eolie, E avrai, divina, i voti, Fra gl’inni miei, delle insubri nepoti. |