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il principio del realismo 207


prepara una nuova sintesi, il secolo nuovo, ammassando nuovi materiali.

Molti si scoraggiano, e dicono: — Fine della metafisica — , come prima si diceva: — Fine della poesia — . Ma la metafisica e la poesia sono eterne, e hanno i loro tramonti, ma hanno pure il loro ricomparire sull’orizzonte. Giá vedete quanta metafisica pullula in mezzo al realismo. E cosa sono la selezione naturale, il principio dell’ereditá e della evoluzione, l’Inconsciente, gli stati interni degli atomi, se non conati metafisici? Ciò che ci dee dolere piuttosto è questa soverchia fretta di metafisica, forse piú come uno strascico di antica abitudine, che come vero risveglio, effetto di nuova e sufficiente preparazione.

Notevole è però che tutti questi concetti non escono da costruzioni di pura speculazione, com’era per lo innanzi, ma sono dati come effetto di lunga e paziente osservazione delle cose, allargata e alzata a legge per opera di ardite e ingegnose induzioni. Sono gl’istrumenti del realismo che costruiscono nuove metafisiche. Costruzioni del puro pensiero non hanno piú credito e séguito. La metafisica non corre piú, se non ha per suo passaporto almeno in apparenza il realismo.

Il Kirchmann può dunque esser contento, e dichiararsi soddisfatto in gran parte. Siamo in pieno realismo. La nuova generazione ci corre dietro con Io stesso furore, col quale noi altri correvamo appresso ad Hegel in illis temporibus.

Del resto, realismo o idealismo, l’importante pe’ giovami è di studiare, studiare assai. Il miglior sistema è lo studio. E solo da’ seni studii nasce la grandezza di un popolo.

Un popolo che studia è sempre libero ed originale. Oggi un progresso c’è. Ma non siamo ancora né liberi né originali.

[Nella «Nuova Antologia», gennaio i876.]