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le nuove canzoni di leopardi 229


zione; balenata innanzi a Leopardi tra reminiscenze classiche in una forma condensata ed energica.

Ma il gran poeta aveva una costituzione fisica che gli faceva sentire meno imperiosi gl’istinti della vita, ed aveva una serietá intellettuale e morale, che non gli permetteva alcuna leggerezza o scappatoia nelle sue idee e ne’ suoi sentimenti. Lo studio dell’antichitá e l’infelicitá sua gli avevano a poco a poco formata una serie d’idee sul mondo, che ribadita da studii filosofici dovea fissarsi nell’anima e prendere forma di sistema. Gli mancò ogni speranza nel suo avvenire, in quello della patria, e in quello dell’umanitá, e con la speranza si disseccò in lui anche l’entusiasmò e fino la virtú del contrasto e del lamento. Lo scetticismo, che in altri poeti mantiene intatte le forze e le passioni della vita, è in quest’anima seria e pura la morte, la tragedia sua e del genere umano.

Questa fine della lotta, questo chiudersi e cristallizzarsi nel suo scetticismo, ha una varia espressione nelle cinque nuove canzoni, e la piú recisa e straziante la senti nel Bruto e nella Saffo.

Il poeta scrisse queste nuove canzoni in Recanati, e non è inutile indagare quale fosse allora il suo stato psicologico. Egli è rifatto di salute, fa le sue passeggiate solitarie, si è accomodato a tutti gli ufficii ordinarli della vita, è tutto dedito a studii filosofici, all’investigazione del «vero» giá tanto maledetto e ora cercato con passione, e scrive prose e versi, tranquillo, assuefatto alla vita, come tutti quanti. Nessuno sospetta che rovina c’è li dentro sotto a quell’aspetto placido. Egli che ne ha coscienza, sembra stanco di lamentarsene e quasi vergognoso, e quando ne scrive a qualche suo intimo, assume un tono tranquillo e asciutto, come dicesse cosa ordinaria, o piuttosto cosa irrimediabile, con un: «Che giova lamentarsene?». Ecco in che modo il 6 maggio i825 fa la sua confessione al Giordani:

Io, giá nulla al mondo, e meno che nulla a me stesso, sono a te quel medesimo di prima... Io studio il di e la notte fino a tanto che la salute me lo comporta. Quando ella non lo sostiene, io passeggio per la camera qualche mese; e poi torno agli studii: e cosí