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LE «RICORDANZE»


Il ’48 e il ’60 sono giá lontani, e quelli stessi che sopravvivono, non veggono giá piú quei tempi che a guisa di una storia antica come quella di Napoleone o di Robespierre. Si è fatto tanto cammino, che anche i principali attori non li comprendono piú e non li sentono. L’indirizzo delle opinioni è mutato, i bisogni sociali preoccupano tutti, una nuova generazione, che si dice positiva, c’incalza; e quando vogliamo cercare un rifugio in que’ bei tempi eroici, li troviamo vacillanti nella memoria, irrigiditi nel cuore. Mancata è quella poesia e non è sorta ancora la storia.

Queste Ricordanze non sono una storia. La storia è di lá da venire; e il predestinato storico, se vuole non solo comprendere ma sentire quei tempi, li cercherá nei documenti contemporanei, gazzette, polemiche, ricordi, storie. Tra questi documenti quello che gliene dará il sentimento piú vivo e piú sincero sono le Ricordanze di Luigi Settembrini. Ivi troverá un frammento, un episodio della sua futura istoria, ma tale, che gli sforza l’immaginazione, e lo gitta in quel passato, come fosse gli uomini vivi e presenti.

Queste pagine sono scritte giorno per giorno, a poca distanza, secondo le impressioni momentanee, e in momenti di concitazione geniale; sono un vero giornale della vita. Scritte da un uomo eroico, che, narrando sé stesso, piglia una viva