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2 saggi critici


E sin d’allora si restò intesi che i perfidi e i codardi fummo noi, che il torto fu tutto nostro, che fummo ripagati della nostra moneta, che ben ci stette, e che i barbali ci fecero un segnalato favore a metterci un po’ di nuovo sangue nelle vene.

A questi giudizii degli storici oltramontani si aggiungono i lamenti de’ nostri, i quali attribuiscono l’inaudita catastrofe alle nostre discordie, che ci tolsero ogni virtú di resistenza.

Il buon Sismondi, che parla con tanta simpatia delle cose nostre, trasformando il rimprovero in elogio, assicura che il sentimento nazionale mancò agl’italiani perché erano mossi da un sentimento piú alto, si sentivano cosmopoliti e furono benefattori dell’umanitá con l’olocausto di sé stessi.

Né la catastrofe giunse improvvisa, anzi ce n’era un inquieto presentimento, e non mancarono le solite profezie. Tutti rammentano con che eloquenza il Savonarola annunziava dal pergamo la venuta de’ «barbari», e quale impressione fece allora la profezia di un francescano, che fra l’altro annunziava il sacco di Roma. Sinistri segni sono mentovati dagli storici. La folgore cade a Firenze sul tempio di Santa Reparata; in una notte oscura fuochi sanguigni illuminano la villa Careggi. Gli spettri degli antichi re di Aragona annunziano al loro successore la caduta del regno di Napoli. Le statue sudano sangue. I popoli spaventati credono vedere nel cielo eserciti che combattono. Una segreta inquietudine incalzava i cittadini fra le delizie e le voluttá di una vita scioperata.

Ci era dunque la coscienza oscura di una dissoluzione sociale e di una catastrofe prossima. E piú che i giudizii degli stranieri e de’ posteri è utile investigare le impressioni e i giudizii dei contemporanei.

I frati e i preti, e anche parecchi storici, pongono la fonte del male nella rilassatezza de’ sentimenti religiosi e de’ costumi.

Non si crede piú a Cristo, dice Benivieni. Anzi si crede che tutto procede dal caso, massime le cose umane. Alcuni stimano che sieno regolate da influssi celesti. Si nega la vita futura, si scher-