Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/9

Da Wikisource.

l’uomo del guicciardini 3

nisce la religione. Alcuni la reputano un trovato di uomini. Tutti, uomini e donne tornano agli usi pagani, e si dilettano dello studio de’ poeti, degli astrologi e di ogni superstizione.

Ci è in queste poche righe tutto Savonarola.

Altri stimano al contrario che il male è principalmente nella Corte di Roma e nelle pratiche e nelle consuetudini religiose, che hanno sfibrato gli animi e resili piú disposti «a perdonare le offese che a vendicarle». E non vedono altra via a rinvigorire le istituzioni e gli uomini, che seguire gli esempi lasciatici dall’antichitá.

Di questo erano tutti persuasi, che il paese era corrotto; salvoché alcuni derivavano la corruzione dall’indebolito sentimento religioso, e gli altri ponevano appunto la sua sede nella religione cosí com’era interpretata e praticata dalla Corte di Roma. Quelli vedevano il rimedio «nel ritirare la societá a’ suoi principii», con una riforma religiosa e morale che valesse a restaurare le credenze religiose ed emendare i costumi: la quale riforma, incalzati i preti da frate Savonarola e più tardi da frate Lutero, attuarono a modo loro nel Concilio di Trento. Gli altri al contrario vedevano il rimedio nella emancipazione della coscienza da ogni autoritá religiosa, ciò che traeva seco l’abolizione del papato, che essi giudicavano il principale nemico della libertá e dell’unitá nazionale.

Erano due scuole che con diversi nomi si continuano anche oggi, e che oltrepassavano ne’ loro fini e ne’ loro mezzi l’Italia, ed abbracciavano l’Europa cattolica. Si può dire che la loro storia è tutta la storia moderna, non finita ancora.

Nella quale storia l’Italia rappresentava una parte molto secondaria. Certo, i primi concetti e i primi tentativi vennero da lei, ma rimasero concetti e tentativi isolati e scarsi di effetto; e quando l’incendio si dilatò e le contrarie opinioni accesero in tutta Europa ostinatissime contese e divisioni e guerre di popoli, tra noi non mancarono cittadini di molta virtú che con la penna o con le forti opere o co’ martirii mantennero la loro fede; ma fu moto di pochi e divisi, che s’impresse ap-