Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/92

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86 saggi critici

Aveva giá avuto le prime punture della realtá. Fidava in Napoleone, e lo trovava traditore. Fidava nei suoi concittadini, e li trovava vili. In cosí breve tempo acquistava e perdeva la patria come avesse fatto un sogno. Pure è giovine, pieno di confidenza in sé stesso, e conserva tutte le sue illusioni, e va in piú ampio teatro a spiegar le sue forze. Venezia è serva, ma l’Italia è libera: era allora «il primo anno della italica libertá». Innanzi alla sua immaginazione stanno cittá rigenerate, «devozione di democratici», «baldanza di repubblicani», «destre sciolte dalle catene», e si sottoscrive «il cittadino Niccolò Ugo», e fa avvertire del suo arrivo l’amico di Brescia, divenuto col nuovo battesimo Scevola. In quel primo caldo, con l’anima facile a tutte le impressioni, mendico, vagante, inseguito dalle caricature de’ veneti e dalle memorie della patria e della famiglia, la sua Laura, il suo idolo petrarchesco, prende realtá, lo infiamma di una viva e vera passione. Come la patria, cosí l’amore usciva dalla scuola ed entrava nella vita. Lasciava Venezia e trovava l’Italia. Lasciava Laura e trovava Isabella. Nuova patria, e nuovo amore, e nuovi disinganni. Il suo amore è una tragedia, di cui queste sono le ultime parole:

Fammi avere... il tuo ritratto... Quel giovine felice che ti ama te lo consentirá... Egli è riamato... Potrá vederti ed udirti, mentre io nelle fantastiche ore del mio cordoglio e delle mie passioni, annojato di tutto il mondo, diffidente di tutti, malinconico, ramingo, con un piè sulla fossa, mi conforterò sempre baciando di e notte la tua sagra immagine.

La sua patria è una farsa ignobile. Sognava Bruti e Scevoli, e trova uomini comuni, e, perché non sono eroi, li giudica pigmei. Osano proscrivere il latino! Osano condannare la Bassvilliana! E i giornalisti che vendono la penna! E i letterati che incensano a’ potenti! E i democratici che tiranneggiano, come un tiranno! Foscolo fremeva. E loro caricavano, e lo chiamavano per istrazio Catone e Ugone. Domandò un posto in qualche biblioteca «per consacrare i suoi giorni alla patria e alla filosofia»: e non l’ottenne. Si scrisse alla milizia, e soldato