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xx - la nuova letteratura 375


decimosettimo e decimottavo, come reazione al soprannaturale, cercavano di spiegare la storia con mezzi umani e naturali, e rappresentavano come azione de’ caratteri e delle passioni individuali quello, che gli antichi chiamavano il «destino» e Dante con tutto il mondo cristiano chiamava «ordine provvidenziale». Un concetto scientifico della storia era nato in Italia, dove il «destino» e l’«ordine provvidenziale» si era trasformato nella «natura delle cose» di Machiavelli, nello «spirito» di Bruno, nella «ragione» di Campanella, nel «fato» di Vico. Ma il concetto era rimasto nelle alte sfere dell’ intelligenza, e appena avvertito, e fuori dell’arte. Shakespeare, con la profonda genialitá del suo spirito, aveva còlto queste forze collettive e superiori, che sono il fato della storia. Ma lo spirito di Alfieri era superficiale, piú operativo che meditativo, piú inteso alla rapiditá e al calore del racconto che a scrutarne le profonditá. Rimase dunque ne’ cancelli del secolo decimottavo. La tragedia fu per lui lotta d’individui, e il fato storico fu la forza maggiore e la tirannide, e la chiave della storia fu il tiranno. Piú tardi, ispirato dalla Bibbia, gli lampeggiò innanzi il Saul e intrawide un ordine di cose superiore. Ma il suo Dio inesorabile ci sta per figura rettorica, ed esiste piú nell’opinione e nelle parole degli attori che nel nesso degli avvenimenti, tutti spiegati naturalmente. E come un tiranno ci ha da essere, Dio è il tiranno, e tutto l’interesse è per Saul, i cui moti sono inconsci e determinati piú dalla malizia di Abner che da malizia sua propria. Il suo Saul è la Bibbia al rovescio, la riabilitazione di Saul e i sacerdoti tinti di colore oscuro.

Or questo concetto era la negazione dell’Arcadia, anzi la sua aperta ed esagerata contraddizione. Al mondo di Tasso, di Guarini, di Marino e di Metastasio succedeva la tragedia, non accademica e letteraria, com’erano le tragedie francesi e italiane, ma politica e sociale, fondata su di una idea maneggiata allora in tutti gli aspetti dagli scrittori; ed era questa: che la societá apparteneva al piú forte, e che giustizia, virtú, veritá, libertá giacevano sotto l’oppressione di un doppio potere assoluto e irresponsabile, la tirannide regia e la tirannide papale, il trono