Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/148

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— Eppure, — prosegui l’altra, ridendo e guardandolo languidamente, — essa è gelosa di me. Osserva come guarda! Stupida! Ella pensa sempre a te perchè l’ultima notte dell’anno scorso, quando sorteggiammo gli innamorati, il tuo nome venne fuori assieme col suo!

— Lo so, dunque! Finiscila! — diss’egli infastidito. — Io parto domani; addio. Desideri qualche cosa?

— Prendimi con te! — ella propose con ardore.

Un pastore, che aveva finito di sorseggiare un calice d’acquavite, uscì dalla bettola e pizzicò la fanciulla.

Sas manos siccas1, lepre pelata! — gridò Agata; poi attirò Anania entro la bettola e gli chiese che cosa desiderava bere.

— Niente, addio, addio.

Ma Agata gli versò un calice di vino bianco, e mentre egli beveva, ella, appoggiatasi languidamente al banco, guardava fuori e diceva:

— Anch’io verrò presto a Cagliari; appena avrò un costume nuovo e i bottoni d’oro per la camicia, verrò a Cagliari e cercherò servizio. Così ci rivedremo.... Oh, diavolo, ecco che viene Antonino; egli mi vuole in isposa ed è molto geloso di te. Ah, gioiello mio, addio, vattene....

Dicendo così si gettò su lui con uno slancio felino e lo baciò sulla bocca; poi lo spinse

  1. Ti si rattrappiscano le mani.