Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/43

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Arrivò però il momento in cui egli cominciò a sentire un piccolo dolore alle ginocchia: allora rallentò la corsa, si pose a fianco di Olì e cominciò a chiacchierare; ma la donna, col suo fagotto sul capo, il viso livido e gli occhi cerchiati, gli badava appena e rispondeva distratta.

— Torneremo stanotte? — egli chiedeva. — Perchè non me lo avete lasciato dire a Zuanne?

— È lontano il bosco? È a Mamojada?

— Sì, a Mamojada.

— Ah, a Mamojada? Quando c’è la festa a Mamojada? £ vero che Zuanne è stato a Nuoro?

Questa è la strada di Nuoro, io lo so, e ci vogliono dieci ore, a piedi, per arrivare a Nuoro.

Voi siete stata a Nuoro? Quando è la festa a Nuoro?

— È passata, era l’altro giorno, — disse Olì, scuotendosi. — Ti piacerebbe stare a Nuoro?

— Altro che! E poi.... e poi....

— Tu sai che a Nuoro c’è tuo padre, — rispose Olì, indovinando il pensiero del fanciullo.

— Ti piacerebbe stare con lui?

Anania ci pensò; poi disse con vivacità, corrugando le sopracciglia:

— Sì!

A che pensava egli dicendo quel «sì»? La madre non indagò oltre; gli chiese soltanto: — Vuoi che ti conduca da lui?

— Sì!

Verso mezzogiorno si fermarono presso un orto dove una donna, con le sottane cucite fra