Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/44

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le gambe a guisa di calzoni, zappava vigorosamente: un gatto bianco le andava dietro, slanciandosi di tanto in tanto contro una lucertola verde che appariva e scompariva fra le pietre del muro.

Anania ricordò sempre questi particolari. La giornata s'era fatta tiepida, il cielo azzurro; le montagne, come asciugantisi al sole, apparivano grigie, chiazzate di boschi scuri: il sole, quasi scottante, riscaldava l’erba e faceva scintillare l’acqua dei ruscelli.

Olì sedette per terra, aprì il fagotto e chiamò Anania che si era arrampicato sul muro per guardare la donna ed il gatto.

In quel momento apparve allo svolto della strada la corriera postale di Fonni, guidata da un omone rosso coi baffi gialli.

Olì avrebbe voluto nascondersi; ma l’omone, che pareva ridesse continuamente perchè aveva le guancie gonfie, la vide e gridò: — Dove vai, donnina?

— Dove mi pare e piace, — ella rispose a voce bassa.

Anania, ancora arrampicato sul muro, guardò entro la vettura, e vedendola vuota disse al carrozziere: — Prendetemi, zio Battista, prendetemi nella vettura, prendetemi.

— Dove andate? Dunque? — gridò l’omone, rallentando la corsa.

— Ebbene, che tu sii sbranato, andiamo a Nuoro. Vuoi farci la carità di prenderci un