Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/56

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tre preghiere, una delle quali per San Pasquale che ci avvertirà dell’ora della nostra morte. E così sia. Ah, tieni anche la rezetta? E come è bella! Sì, bravo, San Giovanni ti proteggerà: sì, egli era un bimbo ignudo come te, eppure battezzò Gesù Signore Nostro. Dormi, anima mia: in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.

Anania si trovò in un gran letto dai guanciali rossi; zia Tatàna lo coprì bene ed uscì, lasciandolo al buio. Egli mise la manina sull’amuleto, chiuse gli occhi e non pianse, ma non potè dormire.

Domani.... Domani.... Ma quanti anni erano trascorsi dopo la partenza da Fonni? Che pensava Zuanne non vedendo ritornare l’amico? Pensieri confusi, immagini strane gli passavano nella piccola mente; ma la figura della madre non lo abbandonava mai. Dov’era andata? Aveva freddo? Domani la rivedrebbe.... Domani.... Se non lo conducevano da lei egli fuggirebbe.... Domani....

Sentì il mugnaio rientrare e litigare con la moglie: il cattivo uomo gridava:

— Non lo voglio! Non lo voglio!

Poi tutto fu silenzio. Ad un tratto qualcuno aprì l’uscio, entrò, camminò in punta di piedi, s’avvicinò al letto e sollevò cautamente la coperta. Un baffo ispido sfiorò lievemente la guancia di Anania, ed egli, che fingeva di dormire, socchiuse appena appena un occhio e vide che chi l’aveva baciato era suo padre.