Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/183

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— Si vede che non mi guardi, Zuampredu Cà! Bene, non importa; farò stringere gli anelli.

Ma il cognato strizzò gli occhi maliziosi e disse:

— Ingrosserai, va, ingrosserai tanto che ti verranno stretti!

Il fidanzato diventò rosso per il piacere, mentre Columba, riabbassati gli occhi, tornava a misurarsi gli anelli cercando i più stretti e Banna contava i bottoni.

Dopo cena mentre i tre uomini continuavano a bere parlando di bestiame, Columba raccolse i gioielli entro il cofanetto e li portò su, nella sua camera; contò ancora una volta i bottoni e gli anelli, pesò con la mano la croce d’oro, poi chiuse tutto nella cassa ove erano i suoi vestiti da sposa e portò via la chiave.

Quando fu nel suo letto alto e duro ricominciò a pensare alle cose che le aveva detto Pretu, poche ore prima che arrivasse il fidanzato. Anche Jorgj aveva ricevuto un regalo di valore; coso tanto belle che non si potevano neanche descrivere. Da chi? Da una donna certo.... forse da qualche antica innamorata o da qualche donna con cui egli aveva avuto relazioni segrete.... Una strana gelosia le pungeva il cuore, le dava l’insonnia; immobile sul suo materasso di lana dura come il crine, guardava con occhi spalancati il chiarore grigiastro della piccola finestra e cercava di scacciare il molesto pensiero, ma non poteva, non poteva.... Il regalo misterioso ricevuto da Jorgj la interessava più che i doni recati a lei dal suo fidanzato.