Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/185

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Gli uomini risero, ma Columba trasalì e guardò bieca il giovinotto, sembrandole che i paesani si burlassero di lei e del fidanzato vedovo, e che quei granelli di sabbione le augurassero mala fortuna.

Il nonno e Zuampredu precedevano sempre; non s’erano accorti di nulla; ma quando Columba li raggiunse, nella sala d’ingresso al primo piano, il fidanzato vide che ella aveva ripreso la sua solita aria cupa.

Alcune donne aspettavano d’essere ricevute dal Commissario per domandargli la revoca di un editto col quale egli proibiva che nelle strade del paese si lasciassero liberi, come per lo innanzi, maiali, capre, asini ed agnelli; una di loro, una vedova imponente dal forte profilo maschio, con la testa avvolta da una benda e con un rotolo di carta in mano come nei ritratti della grande Eleonora d’Arborea, diceva con sussiego ironico:

— Se Missignoria il Commissario terrà l’ordine che non passino animali, nella strada non si vedrà più nessuno.

Zio Remundu allora s’avvicinò.

— E che, anche tu ti metti nel numero delle bestie, Maria Antonia Pirastru?

— Dicevo per gli uomini soltanto, Remundu Corbu!

Tutti compreso l’usciere si misero a ridere e discutere; Columba, verso cui le donne non ostante le loro chiacchiere volgevan gli occhi curiosi, profittò di quel momento di generale distrazione per uscire nel corridoio che dalla sala d’ingresso metteva nelle stanze d’ufficio. Anche là seduti sulle panche sucide alcuni postulanti aspettavano il loro turno, rigidi nei loro cappottini neri d’orbace dalle maniche strette; parevano compresi dal rispetto del luogo, ma