Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/198

Da Wikisource.

— 188 —

però ha il vino buono; ride e dorme; dorme e ride. Ecco una delle arance: ve ne darò la metà; due spicchi li porterò a Bore, fratellino mio. Se vedete come succhia l’arancia: sembra un’ape sopra un fiore.

Egli trasse l’arancia e cominciò a spaccarla, mettendo a parte la buccia per portarla a sua madre.

— Essa farà l’aranciata, ve ne serberò un pezzetto. Intanto, volete assaggiare?

Porse timidamente la metà dell’arancia, sospettoso che Jorgj ne indovinasse la provenienza, ma il malato, il cui pensiero vagava nell’infinito spazio dei sogni, prese appena uno spicchio succhiandolo senza smetter la sua lettura. Solo più tardi mentre sorbiva la minestra di latte preparata dal ragazzo si guardò attorno e disse:

— Son sporche, sì, le pareti; bisogna far imbiancare; poi tu laverai bene il tavolo, la cassa, la porta....

Sulle prime il servetto non rispose; ma a un tratto sorrise malizioso e disse d’un fiato:

— Lo so chi aspettate. Il Commissario e sua sorella. A me non dite nulla, ma io lo so, e lo sanno tutti, e zia Grazia diceva, là fuori, che i regali ve li manda quella ragazza.

Jorgj palpitava; tuttavia disse:

— Di chi parli, scimunito?

— Bè, voi lo sapete! Di quella ragazza! Si chiama donna Mariana; è bella, ma sembra un fungo bianco perchè è bassotta ed ha il cappello grande come un canestro: anche le scarpe ha, bianche. L’ho vista a passeggiare col prete e il Segretario e mi ha sorriso; ha gli occhi grandi come due mandorle fresche. E dev’essere ricca, malanno colga i diavoli! Io dico che il suo vestito costa venti lire. E le scarpe? Almeno set-