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raccolte: è tempo di lavorare e di far la buona massaia. Mia madre sarà stanca, poverella; sì, bisogna ritornare.

Ricordi vaghi, ombre fuggenti, le sfioravano il pensiero. Sì, un anno era trascorso, dopo le ultime mietiture... Quante cose in un anno! Come s’invecchia presto! Sì, l’anno scorso ella era sventata e capricciosa come una fanciulla di quindici anni; ora... ora si vergognava delle sciocchezze commesse: si vergognava, ma non si pentiva. Dopo tutto, chi non è stato giovane? Chi non ha cercato di aprire il misterioso libro dei sogni?

— Chi è senza peccato scagli la prima pietra, — pensava Maria, che s’era portata nell’ovile anche la Filotea. — Dopo tutto, ora sono una moglie fedele, sono savia come una vecchia: che volete di più?

Eppure, mentre pensava così, guardava davanti a sè, e dimenticava le vacche smarrite, i sospetti di Francesco, e che la mezz’ora dell’assenza di lui era trascorsa.

La sera cadeva, dolce e profonda, una sera quasi estiva; il cielo aveva già perduto la trasparenza primaverile: incurvavasi un po’ denso e cinereo sulle quercie immobili, e sembrava di velluto, qua e là trapuntato dalle prime stelle.

Quel silenzio melanconico, quell’estrema luce smorta che rischiarava la cima grigia della roccia sovrastante alla capanna, cominciarono a inquietare Maria. Già le lontananze s’offuscavano, il bosco diventava sempre più nero sotto il cielo