Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/256

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con insolenza, un po’ con tenerezza, riprese a vantarsi.

— E cosa credi tu, Vittoria? Se io avessi studiato, sarei diventato qualche cosa. Ma chi badava a me? Mia madre mi mandava a scuola ed io ci andavo volontieri: ho fatto la quarta, e dopo mia madre diceva: lo manderò al ginnasio o in seminario, ed io lavorerò anche alla notte per mantenerlo. — Ma io ero intelligente e capivo. Vuoi che lasciassi mia madre a compiere delle pazzie? E poi le donne, là allo stazzo, ridevano di lei, ed io le sentivo a dire: Marianna vuol farlo studiare perchè Andrea studia; vuol gareggiare con Bakis Zanche, la meschina! Così non andai oltre a scuola. Del resto...

Voleva ricordare che anche il povero Andrea non aveva concluso nulla; ma come al solito quando cominciavano a parlare del morto, un senso di gelo li colse e impedì loro di proseguire il discorso. Meglio parlare del prediu di Santa Maria.

— Vedrai com’è ridotto! Del resto, il vecchio poteva fare a meno di andare a smuovere le pietre laggiù! Ne aveva del terreno da coltivare, se voleva, attorno allo stazzo!

— Sì, però aveva bisogno di sfogo, — disse Vittoria pensierosa: — ha dissodato e fatto il predio in faccia al mare l’anno stesso che ha cacciato tua madre fuori di casa. Forse la rabbia lo spingeva a cercare aria come uno che soffoca. Il vecchio fattore racconta che zio Bakis andava là e si sdraiava e cantava da solo. Poi