Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/118

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maledico la città, gli uomini che hanno fabbricato, il destino che ci toglie persino la vista del cielo...

Entrò nella camera, e andò automaticamente a guardarsi nello specchio: all’ultimo barlume di luce vide i suoi bei capelli lucenti, i denti lucenti, le unghie lucenti. La sua pelle finissima, plasmata d’un lievissimo strato di crema venus, aveva quasi la stessa delicatezza diafana della pelle di miss Harris. La sua rabbia aumentò.

Ella s’avvicinò alla toeletta, prese il vasetto della crema e lo scaraventò al muro; il vasetto rimbalzò sul letto senza rompersi. Ella andò, lo prese e lo rimise a posto.

— No! no! no! — singhiozzò, buttandosi sul letto. — Io glielo dico: vedi cosa divento io? Vedi cosa mi fate diventare? Oggi la lordura sul viso, domani la lordura sull’anima. Io me ne vado. Io me ne vado, e me ne vado! Io voglio tornare a casa mia. Tu non sei niente per me! Sì, glielo dico appena ritorna!


*


Quando egli tornò la trovò seduta tranquillamente davanti al tavolino, occupata a redigere la listina della spesa per l’indomani. Era tardi; i lumi accesi, la tavola apparecchiata. La serva preparava la cena; il piccolo appartamento era tutto invaso dal dispettoso eppure allegro friggìo della padella e da un odore di carciofi fritti; dalla finestra aperta sul giardino penetrava invece la fragranza del lauro e dell’erba.