Pagina:Dell'oreficeria antica.djvu/37

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XIX.


Già erano alcuni anni che oltre agli studj ed ai lavori sopra indicati, ci occupavamo sotto la direzione di mio fratello Alessandro ad imitare i gioielli dell’epoca del risorgimento italiano dal XIII al XV secolo. Meglio a ciò incuorati dal buon successo che avevamo ottenuto nei lavori italo-bizantini, ci demmo con più ardore a questo diverso genere d’imitazione, e come già possedevamo una certa collezione di ori copiati da quelli etruschi, greci, romani dell’alto e del basso impero e italo-bizantini, così ancora in breve spazio ne avemmo di quelli che si riferiscono al risorgimento italiano, e che sono ad un tempo il limite a cui si deve arrestare l’orefice e l’artista di buon gusto e giudizio. Perciocchè subito dopo Michel Angiolo Buonarroti, l’oreficeria, in quella guisa che fecero tutte le arti, comincia a declinare e sempre più si guasta, invilisce, e diviene a mano a mano quasi arte solamente meccanica giungendo insino ai tempi che corrono, nei quali smarritosi il principio tradizionale, gli artefici italiani pur testè servilmente imitavano le opere dell’oreficeria straniera con vergogna loro che avevano in casa per sei volte avuto diversi e tutti bellissimi esempi da imitare.

Noi non crediamo perciò avere perduto l’opera nostra come devoti cultori dell’arte, nemici di