Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/34

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8 PRIMA

Scorza, che già di rovinar minaccia.
Quelle fila, che ordisce industre Aracne
Nel far sua tela, son gomene a fronte
De’ legami, che l’uom tengono unito
255Alla vita, al piacer: li rompe un soffio.
Eterei, seggi, ove i beati spirti
Godono quel piacer, che mai non soffre
Limiti, o vario aspetto, in voi soltanto
Felicità si trova. Ella più tale
260Non è, se può finir. Dal cielo il bene
Fuggirebbe, se star potesse in cielo
Di perderlo il timor. Ma resta quegli
Sicuro in tale asilo, ove non giunge
L’influsso delle sfere, quai rotando
265Sulle nostre cervici, i bassi Mondi
Nel vortice de’ loro opposti moti
Volgono, e versan poi sovra di quelli
Ogni vicenda, il mal. Tra noi sol quanto
V’ha di funesto il gran Teatro adorna.
270Sulla misera Terra ognora imprime
Forme nuove. Oh com’è raro che in tanti,
E sì variati eventi il fato apporti
I più felici! E più di tutti sempre
Sono rapidi questi. Armato è il Tempo
275Di falce enorme, il di cui taglio miete
Qual erba in prato i vasti Imperi, e sono
Tutti i momenti ancor di ferro armati.
Vanno questi mietendo i piacer nostri.
Appena nati, e un barbaro diletto
280Si fanno d’annientare i semi in noi
Della felicità. Con qual prestezza
La mia vidi scemar, vidi svanire!
Sulla Terra piacer? Motto d’orgoglio,
Il soggetto dov’è? Credei goderlo,
285Io non strinsi che un’ombra. È sulla Terra
Unico ben quel che virtude apporta.
La virtù, come il Sol luce a se stesso,
A se stessa è piacer: questo è di lei,
Benché povera sia, fido compagno.