Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/445

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capitolo xlviii 435

la puntualità che adornavano il mio buon marito. All’entrare nella strada di San Jacopo di Madrid, ch’è alquanto stretta, stava per isboccare da essa un Alcade con due sgherri dinanzi, e nol vide appena il mio buono scudiere che voltò le redini alla mula per accompagnarlo. La padrona, che andava in groppa, sotto voce gli stava dicendo: Che fate voi, disgraziato? non vedete voi che io sono qui ancora? L’Alcade per creanza ritenne la briglia del suo cavallo e disse: Continuate pure, o signore, la vostra strada, ch’io resto qui per accompagnare la mia signora donna Casilda, chè così chiamavasi la mia padrona. Mio marito stava nulla di meno col cappello in mano, ed insisteva di voler seguitare l’Alcade. La padrona allora, tutta sdegnata e inviperita, cavò fuora dallo astuccio uno spilletto grosso, o puntaruolo che fosse, e lo ficcò nel fianco del mio povero marito con tanta forza ch’egli die’ un grido, contorse il corpo e precipitò in terra colla padrona. Corsero due staffieri a rialzarla, e vi si presentarono pure l’Alcade e gli sgherri: ma intanto si sollevò tutta la porta di Guadalasciara, che vale a dire tutti gli oziosi e scioperati di quella contrada, e fu condotta a casa la mia padrona mentre che mio marito passò a rifuggirsi presso un barbiere, dicendo che gli erano stati perforati gl’intestini. La creanza del mio marito tanto si divulgò da per tutto che sino i ragazzi per le strade gli davano la burla, e sì per questo e sì perchè era corto di vista, la mia signora lo licenziò; ciò che senza dubbio è stato causa della sua morte. Io sono rimasta vedova; senz’appoggio, con una figlia sopra le spalle che andava crescendo in bellezza come la spuma del mare; finalmente, godendo io fama di singolare abilità nei lavori, piacque alla mia signora duchessa, che erasi di recente fatta sposa al duca mio signore, di condurmi con lei in questo regno di Aragona unitamente alla mia figliuola, dove col tempo crebb’ella coll’ornamento di tutte le grazie. Essa canta come un’allodoletta, danza leggera come il pensiero, legge e scrive come un maestro di scuola, e sa far conti come un avaro. Non dico niente della sua pulitezza, perchè non è tanto chiara e monda l’acqua corrente; e deve adesso contare, se non m’inganno, sedici anni, cinque mesi, e tre giorni, uno più uno meno. Ora sappia, vossignoria che s’innamorò di questa mia figliuola il ragazzo di un contadino ricchissimo che abita in una villa del duca mio signore non molto di qui lontana; ed io non saprei adesso dire nè il come, nè il quando, nè il dove, ma la mia figliuola fu tradita da lui col pretesto di farla sposa; ed ora poi non si vuole mantenere più questa promessa. Ne ho informato il mio signor duca, e gli ho portate le mie lagnanze, non una ma cento volte, e l’ho pregato che obbli-