Pagina:Eneide (Caro).djvu/392

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[20-44] libro viii. 351

20E fermo il seggio, e rintegrato il culto
A’ suoi vinti Penati; come aspira
A questo regno, e come anco per fato,
E per retaggio del dardanio seme,
Lo si promette. Che perciò da molti
25È già seguito, e ch’ogni giorno avanza
E di forze e di nome. Indi soggiunga:
Quel che ’l duce de’ Teucri in ciò disegni
E che miri e che tenti (se fortuna
Gli va seconda) a te via più ch’a Turno
30Esser può manifesto, e ch’a Latino.
Questi andamenti e queste trame allora
Correan per Lazio, e lo scaltrito eroe
Le sapea tutte, onde in un mare entrato
Di gran pensieri, or la sua mente a questo,
35Or a quel rivolgendo in varie parti,
D’ogni cosa avea tèma e speme e cura.
Così di chiaro umor pieno un gran vaso,
Dal sol percosso, un tremulo splendore
Vibra ondeggiando, e rinfrangendo a volo
40Manda i suoi raggi, e le pareti e i palchi
E l’aura d’ogn’intorno empie di luce.
     Era la notte, e già per ogni parte
Del mondo ogni animal d’aria e di terra
Altamente giacea nel sonno immerso,


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