Pagina:Eneide (Caro).djvu/393

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352 l’eneide. [45-69]

45Allor che ’l padre Enea, così com’era
Dal pensier de la guerra in ripa al Tebro
Già stanco e travagliato, addormentossi.
Ed ecco Tiberino, il dio del loco
Veder gli parve, un che già vecchio al volto
50Sembrava. Avea di pioppe ombra d’intorno;
Di sottil velo e trasparente in dosso
Ceruleo ammanto, e i crini e ’l fronte avvolto
D’ombrosa canna. E de l’ameno fiume
Placido uscendo, a consolar lo prese
55In cotal guisa: Enea, stirpe divina,
Che Troia da’ nemici ne riporti
E la ravvivi e la conservi eterna;
O da me, da’ Laurenti e da’ Latini
Già tanto tempo a tanta speme atteso,
60Questa è la casa tua, questo è secura-
mente, non t’arrestare, il fatal seggio
Che t’è promesso. Le minacce e ’l grido
Non temer de la guerra. Ogn’odio, ogn’ira
Cessa già de’ celesti. E perchè ’l sonno
65Credenza non ti scemi, ecco a la riva
Sei già del fiume, u’ sotto a l’elce accolta
Sta la candida troia con quei trenta
Candidi figli a le sue poppe intorno.
Questo fia dunque il segno e ’l tempo e ’l loco


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