Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/303

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parte seconda. 295

de’ piaceri, mentre fra noi cupo sempre e annebbiato si mostra. E adesso, a che perdiamo qui il nostro tempo?

Homunculus. Tu non se’ tanto per indole sempliciotto; e quando ti parlo delle maghe di Tessaglia, parmi d’aver detto abbastanza.

Mefistofele con trasporto. Le maghe di Tessaglia! Bene sta! Le son note a me da lunga pezza. Non so troppo se mi converrebbe consumar più notti con esse; tuttavia son lentato di far loro una visita.

Homunculus. Vien qua dunque col mantello, e stendilo sul cavaliere! Codesto cencio vi porterà l’uno e l’altro come appunto fece sin qui, ed io vi precedo per ischiarirvi il sentiero.1

Wagner, con voce affannosa. Ed io?

Homunculus. Oh! tu rimani a casa a compiere un’opera ben altrimenti importante. Seguita a squadernare le vecchie pergamene, raguna, giusta quello che troverai detto, gli elementi vitali, e fa di classarli con diligenza; nė tralasciare di attendere alla investigazione delle cagioni, e, che più rileva, a quella de’ mezzi. Ed io frattanto, recandomi a scorrere un po’ di mondo, farò di scoprire il punto sull’i; di che il grande scopo prefissoci, vedrassi perfettamente raggiunto. Una cotale intrapresa merta bene un guiderdone siffatto; oro, onori, gloria, vi-

  1. Le evoluzioni aeree e luminose della guastada di Homunculus ne ricordano il fuoco fatuo, che nella Prima Parte rischiara Fausto e Mefistofele, e viaggia con loro traverso agli scabri sentieri del Brocken. «Mefistofele — Va via dritto in nome del diavolo, o ch’io ammorzo d’un soffio quel tuo piccol guizzo di vita.» (Fausto, Parte Prima.)