Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/304

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vere lungo prospero, ci toccheranno; e fors’anco scienza e virtù per soprammercato. Addio!

Wagner, turbato ed afflitto. Addio! Il cuor mi si spezza, e temo forte fin da questo punto di non avere a rivederti mai più!

Mefistofele. Oramai, andiamcene ratto laggiù al Peneo; messer nostro cugino va rispettato. (Ad spectatores.) Noi terminiamo sempre col dipendere dalle creature a cui abbiam data la vita.


LA NOTTE CLASSICA DI VALBURGA.1


I campi di Farsaglia. - Tenebre.

Eritto. Al tripudio di questa notte spaventosa, vengo — nè è già la prima fiata — io la funesta e cupa Eritto, meno schifosa però di quello che mi

  1. La notte di Valburga che abbiamo veduto scorrere sulle alture del Brocken, ha luogo questa volta sulla terra della Grecia, e di romantica in classica si tramuta. Per tal modo il concetto di Goethe avrà intero lo sviluppo. Il lettore non lascerà certo di ravvicinare i due quadri, e diraffrontarli accuratamente con interesse e curiosità. La stregoneria del medio evo è ben lungi dall’abbracciare tutti gli apparati fantastici possibili. Il classico altresì ha il suo romanticismo, le sue mostruose creazioni, i suoi schizzi informi e grotteschi: Sfingi, Cabiri, Dattili, Arimaspi, Lamie, le cui ombre e larve saprà Goethe evocare a popolarne la tregenda della sua seconda notte di Valburga. Codesta scena avrà per teatro i campi di Farsaglia, e le coste del mare Egeo, la Tessaglia a tramontana; la Tessaglia, ove nacquero Ecate ed Eritto, la Boemia dell’antica Grecia. Per verità, l’aspetto di tali ospiti bizzarri dovrà a prima giunta indispettire alcun poco i nostri pellegrini; segnatamente Mefistofele non saprà accomodarvisi. Intanto che Fausto, immerso tutto quanto nella nuova passione che lo trascina, sente crescere a mille