Pagina:Galilei - Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze - 1638.djvu/50

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del Galileo. 41

sate apparenze, tra le quali una è questa. Mentre io piglio un corpo duro ò sia pietra, ò metallo, e che con martello ò sottilissima lima lo vò al possibile dividendo in minutissima, et impalpabile polvere, chiara cosa è che i suoi minimi, ancor che per la lor piccolezza siano impercettibili a uno a uno dalla nostra vista, e dal tatto: tuttavia son’ eglino ancor quanti, figurati, e numerabili; e di essi accade, che accumulati insieme si sostengono ammucchiati; e scavati sino à certo segno, resta la cavità, senza che le parti d’intorno scorrano à riempirla; agitati, e commossi subito si fermano tantosto che il motore esterno gli abbandona. E questi medesimi effetti fanno ancora tutti gli aggregati di corpuscoli maggiori, e maggiori, e di ogni figura ancor che sferica, come veggiamo ne i monti di miglio, di grano, di migliarole di piombo, e d’ogni altra materia. Mà se noi tenteremo di vedere tali accidenti nell’acqua, nissuno ve ne troveremo, mà sollevata immediatamente si spiana, se da vaso, ò altro esterno ritegno non sia sostenuta; incavata subito scorre à riempir la cavità, et agitata, per lunghissimo tempo và fluttuando, e per spazii grandissimi distendendo le sue onde. Da questo mi par di potere molto ragionevolmente arguire i minimi dell’acqua, ne i quali ella pur sembra esser risoluta (poiche ha minor consistenza di qualsivoglia sottilissima polvere, anzi non ha consistenza nissuna) esser differentissima da i minimi quanti, e divisibili; nè saprei ritrovarci altra differenza, che l’esser indivisibili. Parmi anco che la sua esquisitissima trasparenza ce ne porga assai ferma coniettura; perche se noi piglieremo del più trasparente cristallo che sia, e lo cominceremo à rompere e pestare, ridotto in polvere perde la trasparenza, e sempre più quanto più sottilmente si trita; mà l’acqua, che pure è sommamente trita, è anco sommamente diafana. L’Oro e l’Argento con acque forti polverizati più sottilmente, che con qualsivoglia lima, pur restano in polvere, mà non divengon fluidi; nè prima si liquefanno che gl’indivisibili del fuoco, ò de i raggi del Sole gli dissolvono, credo, ne i lor primi altissimi componenti, infiniti, indivisibili.


F Sagr.