Pagina:Gandolin - La famiglia De-Tappetti, Milano, Treves, 1912.djvu/73

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Policarpo vorrebbe aggiungere alla lista due tazze di caffè: ma resta spaventato dalla propria audacia.

Combinato il pranzo, la famiglia De-Tappetti procede al proprio abbigliamento festivo.

Agenore, col pennello da barba, insapona religiosamente una spalliera di seggiola, e ogni tanto strilla, con voce acutissima:

— Papà, oggi che è Natale, mi ci porti al teatro meccanico?

Policarpo fruga in ogni ripostiglio e grida:

— Eufemia.

Eufemia. — Che hai, che strilli?

Policarpo. — In nome di quei doveri di sposa e di madre, a cui si deve ispirare la tua condotta, mi sai dire dove diamine hai ficcato il lustro per le scarpe?

Eufemia (alla serva). — Rosa: dove avete messo il lustro per le scarpe? dov’è il mio talma, quello con le perline nere?