Pagina:Garrone-Ragazzoni - Edgar Allan Pöe, Roux Frassati, Torino, 1896.pdf/36

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stesse; insegnano un procedimento per risolvere i problemi che gli studi scientifici reali — la fisica, l’astronomia, la meccanica — offrono alla nostra curiosità, e non sono altro, prese nella loro essenza, che un mezzo di ridurre in calcoli palpabili le pure concezioni dello spirito, e di misurare lo spazio, l’una delle due forme sotto cui noi possiamo travedere l’infinito.

Appoggiata alle matematiche l’immaginazione allarga ancor più le sue ali e centuplica il suo impeto.

Le matematiche non sono esse forse il dominio dello straordinario e dell’impossibile? E, ancor meglio, non sono esse la lingua stessa dell’infinito? Esse sole possono penetrarlo, e quando noi ci arrestiamo, è il nostro pensiero che vacilla stordito dalla vertigine.

Così in Pöe; l’immaginazione sua, basata sul calcolo, acquista una certezza, una sicurezza invidiabile. Esprimendosi sempre con linguaggio prudente, netto, conciso, egli ha fatto, ed ha fatto fare ai suoi lettori un enorme cammino inavvertitamente. La realtà dei termini, la logica serrata, stringente delle espressioni e deduzioni lo hanno inebbriato ad un tempo e sorretto. Il novelliere di Moon Hoax, di Hans Pfaal, di Augusto Dupin, non ha cessato di sentire la terra sotto i suoi piedi,