Pagina:Georgiche.djvu/101

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835Piccol premio di giuochi a un olmo appende,
A chi di loro le scagliate frecce
Pianti nel segno, o con ignude membra
Vinca lottando in rustica palestra.

     Questa innocente un dì semplice vita
840E gli antichi Sabini, e Remo stesso
Menarono, e il Fratello; in questa guisa
Crebbe la forte Etruria, e i sette colli
Roma nel giro di sue mura accolse,
E meraviglia diventò del mondo.
845E pria di Giove ancor, pria che ai mortali
Fossero cibo gli svenati buoi,
Visse così l’aureo Saturno in terra:
Nè a quei felici tempi erasi ancora
Lo squillo udito di guerriere trombe,
850Nè viste al suon de le percosse incudi
Sotto i martelli scintillar le spade.

     Ma noi trascorso di cammino abbiamo
Immenso spazio; e sarà tempo omai,
Che ai fumanti destrier sciolgasi il freno.


Fine del libro secondo.