Pagina:Georgiche.djvu/58

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O i noti stagni abbandonando, a volo
565Sovra le nubi l’aghiron s’innalza.
Spesso dei venti al sovrastar vedrai
Spiccarsi rapidissima, e dal cielo
Cader notturna stella, e in lungo tratto
Dietro a lei biancheggiar l’äerea via;
570E non di rado le leggere paglie
Volar per l’aria, e le caduche foglie,
Ed a fior d’acqua avviluppate insieme
Torcersi in giro le natanti piume.
Quando a la plaga borëal frequenti
575Vedrai baleni, o là tuonare udrai,
Donde zefiro spira, o il torbid’euro,
Tutte sott’acqua allor le vie, le fosse
Nuoteran de le ville, ed allor tutte
Ne l’alto mar raccoglierà le vele
580Il prudente nocchier. Non senz’avviso,
Nè impreveduta mai cade la pioggia.
O lei che sorge da le basse valli,
Con improvvisa spaventata fuga
L’äeree gru prevengono, o sul prato
585Guardando il ciel l’immobile giovenca
Fiutando sta con larghe nari il vento;
O la stridente rondine radendo
Va i laghi intorno, e nel pantano sfoga
L’antico duol la gracidante rana.