Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/249

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CANTO DECIMOTTAVO. 223

XLVII.


     Fan lor machine anch’essi; e con molt’arte
Rinforzano le torri e la muraglia:
E l’alzaron così, da quella parte
372Ov’è men’atta a sostener battaglia,
Che, a lor credenza, omai sforzo di Marte
Esser non può che ad espugnarla vaglia.
Ma sovra ogni difesa Ismen prepara
376Copia di fochi inusitata e rara.

XLVIII.


     Mesce il Mago fellon zolfo e bitume,
Che dal lago di Sodoma ha raccolto,
E fu, credo, in Inferno: e dal gran fiume,
380Che nove volte il cerchia, anco n’ha tolto;
Così fa che quel foco e puta e fume,
E che s’avventi, fiammeggiando, al volto.
E ben co’ feri incendj egli s’avvisa
384Di vendicar la cara selva incisa.

XLIX.


     Mentre il campo all’assalto, e la Cittade
S’apparecchia in tal modo alle difese;
Una colomba per l’aeree strade
388Vista è passar sovra lo stuol Francese:
Che ne dimena i presti vanni, e rade
Quelle liquide vie con l’ali tese.
E già la messaggiera peregrina
392Dall’alte nubi alla Città s’inchina;