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294 storia della decadenza

Finchè si mantennero nell’antico lor numero di seimila uomini, ciascheduna di esse da se formava, sotto il regno di Diocleziano, un oggetto visibile ed importante nella storia militare del Romano Impero. Pochi anni dopo, questi corpi giganteschi ridotti furono ad una molto minor grandezza; e quando la città d’Amida era difesa contro i Persiani da sette legioni con alcuni ausiliari, l’intera guarnigione, insieme con gli abitanti d’ambedue i sessi, e quelli dell’abbandonata campagna, non passavano il numero di ventimila persone1. Da questo, e da simili altri fatti vi è motivo di credere, che la costituzione delle truppe legionarie, alla quale in parte dovevasi il valore e la disciplina loro, fu sciolta da Costantino, e che que’ corpi d’infanteria Romana, che seguitavano ad arrogarsi gl’istessi nomi od onori, non contenevano che mille, o mille cinquecento uomini2. Facilmente si potea domar la cospirazione di tanti separati distaccamenti, ciascheduno de’ quali era intimorito dal sentimento della propria debolezza; ed i successori di Costantino potevano secondar l’amore, che avevano per l’ostentazione, con ispedir gli ordini loro a cento trentadue legioni, descritte ne’ ruoli de’ numerosi loro eserciti. Il resto delle truppe era diviso in centinaia di coorti d’infanteria e di squadroni di cavalleria. Si credeva che le armi, i titoli, e le insegne loro inspirasser terrore, e sfoggiassero la varietà delle nazioni, che militavano sotto le bandiere Imperiali. Non v’era neppure

  1. Ammiano l. XIX. c. 2. Egli osserva, (c. 5.) che il disperato ardore di due legioni Galliche fu come un pugno d’acqua gettata in un grand’incendio.
  2. Pancirol. ad Notit. Mem. de l’Acad. des Inscr. T. XXV. p. 491.