Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/303

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dell'impero romano cap. xvii. 297

menete d’oro, a cui fu ridotta, dimostra l’esorbitante prezzo de’ volontari, e la difficoltà con cui dal governo ammettevasi quest’alternativa1. Era tale l’orrore che aveva invaso gli animi degli avviliti Romani per la profession di soldato, che molti giovani dell’Italia e delle Province, si tagliavan le dita della man destra per sottrarsi alla necessità di militare, ed era sì comunemente in uso tale strano espediente, che meritò la severa punizion delle leggi2 ed un nome particolare nella lingua Latina3.

L’introduzione de’ Barbari negli eserciti Romani di-

  1. Cod. Theodos. l. VII. Tit. XIII. leg. 7. Secondo l’Istorico Socrate (vedi Gotofr. ivi), l’istesso Imperator Valente alle volte esigeva ottanta monete d’oro per una recluta. Nella Legge seguente freddamente si esprime, che non siano ammessi gli schiavi inter optimas lectissimorum militum turmas.
  2. Per ordine d’Augusto, si venderono al pubblico incanto la persona, ed i beni d’un cavalier Romano, che avea mutilato due suoi figliuoli (Sueton. in Aug. c. 27). La moderazione di quell’artificioso usurpatore dimostra, che quest’esempio di severità era giustificato dallo spirito de’ tempi. Ammiano fa una distinzione fra gli effeminati Italiani ed i coraggiosi Galli (l. XV. c. 12). Pure non più che quindici anni dopo, Valentiniano in una legge diretta al Prefetto della Gallia, è costretto a ordinare, che questi vili disertori siano bruciati vivi (Cod. Theod. l. VII. Tit. XIII. leg. 5). Erano tanto moltiplicati nell’Illirico, che la Provincia si lagnava della scarsità di reclute, Ib. leg. 10.
  3. Essi erano chiamati Murci. Si trova in Plauto ed in Festo la parola murcidus per indicare una persona, pigra e codarda, che secondo Arnobio ed Agostino era sotto l’immediata protezione della Dea Murcia. Per causa di questa particolare specie di codardia gli scrittori della Latinità di mezzo prendon murcare per sinonimo di mutilare. Vedi Lindenbrog e Vales. ed Ammian. Marcell. l. XV. c. 12.