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di liberi cittadini. Colla mira di far contribuire anche quella specie di ricchezza, che proviene dall’arte o dal lavoro, e consiste in danaro o in mercanzie, s’impose dagl’Imperatori un distinto e personal tributo sulla parte commerciante de’ loro sudditi1. Furono accordate alcune esenzioni, molto strettamente limitate sì rispetto il tempo che il luogo, a’ proprietari, che disponevano del prodotto delle lor possessioni; si usò qualche indulgenza verso chi professava le arti liberali; ma ogni altro ramo d’industria, spettante al commercio, fu sottoposto al rigor della legge. Il riguardevole mercante d’Alessandria, che introduceva le gemme e le spezierie dell’India per l’uso del Mondo Occidentale; l’usuraio che traeva dall’interesse della moneta un tacito ed ignominioso profitto; l’ingegnoso artefice; il diligente meccanico; ed anche il rivenditore più oscuro di ogni rimoto villaggio dovevano ammetter gli ufficiali del Fisco a parte del loro guadagno; ed il Sovrano del Romano Impero, che tollerava la professione delle pubbliche prostitute, partecipava dell’infame lucro. Siccome questa generale imposizione sopra l’industria si ritirava ogni quattro anni, essa era chiamata la contribuzione lustrale: e l’istorico Zosimo2 si lagna, che veniva annunciata l’approssimazione del fatal periodo dalle lacrime e da’ terrori de’ cittadini, ch’erano spesso dall’imminente sferza costretti a prendere i partiti più abbominevoli ed inumani per procac

  1. Vedi Cod. Theod. lib. XIII. Tit. I. c. IV.
  2. Zosimo l. II. p. 115. Probabilmente si trova negli attacchi di Zosimo tanta passione e pregiudizio, quanta nella elaborata difesa fatta della memoria di Costantino dallo zelante dottor Howel Ist. del Mond. Vol. II. p. 20.