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332 storia della decadenza

conquista elevato al di là della necessità di simulare. La pace generale, ch’egli mantenne gli ultimi quattordici anni del suo regno, fu un periodo di splendore apparente, piuttosto che di reale prosperità; e la vecchiezza di Costantino restò infamata dai due opposti ma conciliabili vizi della rapacità e della prodigalità. I tesori che si trovarono accumulati ne’ palazzi di Massenzio e di Licinio, furono profusamente scialacquati; le diverse innovazioni fatte dal conquistatore portarono aumento di spese; l’importare delle sue fabbriche, la sua Corte, e le sue feste richiedevano immediati e grossi sussidj; e l’unico fondo, che sostener potesse la magnificenza del Sovrano, era l’oppressione del popolo1. Gl’indegni suoi favoriti, arricchiti dall’infinita liberalità del loro Signore, usurpavano impunemente il privilegio della rapina e della corruzione2. Si sentiva in ogni parte della pubblica amministrazione una segreta ma universal decadenza, e l’Imperatore medesimo, quantunque sempre conservasse l’ubbidienza, perdè però appoco appoco la stima dei propri sudditi. L’abito ed i costumi, che affettò nel declinare degli anni, non servirono che ad avvilirlo agli occhi del Mondo. La pompa Asiatica, ch’erasi

  1. Giuliano (Orat. I. p. 8) in un discorso adulante pronunziato in presenza del figlio di Costantino e ne’ Cesari p. 335. Zosim. p. 114, 115. Posson citarsi le fabbriche tuttora esistenti di Costantinopoli ec. come una prova durevole e senza eccezione della profusione del loro autore.
  2. L’imparziale Ammiano merita la nostra fede. Proximorum fauces aperuit primus omnium Constantinus lib. XVI. c. 8. Eusebio medesimo ne confessa l’abuso (Vit. Const. l. IV. c. 29, 54), ed alcune leggi Imperiali ne indicano debolmente il rimedio; vedi sopra p. 60 n. 1.