Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/349

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dell'impero romano cap. xviii. 343

accompagnata da alcune circostanze di perplessità e di dubbio. Tanto quelli, che hanno attaccato, quanto quelli, che han difeso il carattere di Costantino, hanno trascurato i considerabili passi di due orazioni pronunziate nel Regno seguente. La prima celebra le virtù, la bellezza e la fortuna dell’Imperatrice Fausta, figlia, moglie, sorella e madre di tanti Principi1. La seconda in espressi termini afferma, che la madre del giovane Costantino, il quale fu ucciso tre anni dopo la morte di suo padre, sopravvisse per piangere il destino del figlio2. Nonostante la positiva testimonianza di varj scrittori sì Cristiani che Pagani, vi resteran sempre ragioni di credere o almeno di sospettare, che Fausta evitasse la cieca e sospettosa crudeltà del marito. Le morti però d’un figlio e d’un nipote insieme coll’esecuzione d’un gran numero di rispettabili e forse innocenti amici3, che furono involti nella lor caduta, possono esser bastanti a giustificare il disgusto del popolo Romano, ed a spiegare i satirici versi affissi alla porta del Palazzo, che paragonavan fra loro gli splendidi e sanguinosi regni di Costantino e di Nerone4.

  1. Giulian. Orat. I. Par ch’egli la chiami madre di Crispo. Ella potè forse prender quel titolo per adozione. Almeno non si risguardava come mortale di lui nemica. Giuliano paragona la fortuna di Fausta a quella di Parisatide Regina di Persia. Un Romano si sarebbe dovuto rammentare più naturalmente Agrippina seconda.

    Et moi qui sur le trône ai suivi mes ancétres;
    Moi fille, femme, soeur, et mére de vos maitres.

  2. Monod. in Constant. Jun. c. 4 ad calc. Eutrop. Edit. Havercamp. L’oratore la chiama la più divina e pia delle Regine.
  3. Interfecit numerosos amicos Eutrop. XX. 6.
  4. Saturni aurea saecula quis requirat?