Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/363

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dell'impero romano cap. xviii. 357

te la pretensione del Senato e del Popolo dell’antica Roma, il cadavere del morto Imperatore, secondo l’ultima sua richiesta, fu trasportato nella città, ch’era destinata a conservare il nome e la memoria del suo fondatore. Il corpo di Costantino, adornato della porpora e del diadema, vani simboli di grandezza, fu collocato sopra un talamo d’oro in un appartamento del palazzo, che a tal effetto s’era splendidamente apparato e ripieno di lumi. Furono esattamente osservate le formalità della Corte; ogni giorno alle ore stabilite i principali uffiziali dello Stato, dell’armata e del palazzo, accostandosi con ginocchia piegate e con portamento composto alla persona del loro Sovrano, gli offerivano il loro rispettoso omaggio colla medesima serietà, che se fosse stato in vita. Questa teatrale rappresentazione fu continuata per motivi di politica qualche tempo; nè l’adulazione poteva ometter l’opportunità d’osservare, che il solo Costantino per uno special favore del cielo avea regnato anche dopo la morte1.

Ma questo regno non potea consistere che in vane apparenze; e ben presto si conobbe, che rare volte si obbedisce alla volontà del più assoluto Monarca, quando i sudditi non han più niente da sperare dal suo favore, o da temer dal suo sdegno. Gli stessi Ministri e Generali, che si piegavano con tanta riverenza avanti al disanimato corpo del defunto loro Sovrano,

  1. Funus relatum in urbem sui nominis; quod sane P. R. aegerrime tulit. Aurel. Vittore. Costantino s’era preparato un magnifico sepolcro nella Chiesa de’ Santi Apostoli. Vedi Eusebio. l. IV. c. 60, che nel quarto libro della vita di esso dà il migliore, e quasi l’unico ragguaglio della malattia, della morte, e de’ funerali di Costantino.