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358 storia della decadenza

erano impegnati in segreti consigli per escludere i suoi due nipoti, Dalmazio ed Annibaliano, dalla parte ch’egli aveva loro assegnata nella succession dell’Impero. Noi abbiamo una cognizione troppo imperfetta della Corte di Costantino per formare alcun giudizio dei veri motivi, che mossero i capi della cospirazione; qualora non si volesse supporre, che fossero animati da uno spirito di gelosia e di vendetta contro il Prefetto Ablavio, superbo favorito, che lungamente avea regolato i consigli del defunto Imperatore, ed abusato della confidenza di lui. Gli argomenti, per mezzo dei quali sollecitarono il concorso de’ soldati e del popolo, erano chiari ad ognuno: essi potevano con ugual decenza che verità insistere nel superior grado de’ figli di Costantino, nel pericolo di moltiplicare il numero dei Sovrani e negli imminenti mali, che alla Repubblica minacciava la discordia di tanti Principi rivali, che non si trovavan congiunti col tenero vincolo dell’affezione fraterna. Fu condotto con zelo e segretezza l’intrigo fino al segno, che si ottenne un’alta ed uniforme dichiarazione dalle truppe, che non avrebbero sofferto nell’Impero di Roma regnassero altri che i figli del loro compianto Monarca1. Si conviene da tutti che il giovane Dalmazio, ch’era unito co’ suoi collaterali parenti per li vincoli anche dell’amicizia e dell’interesse, aveva ereditato una gran parte delle doti del gran Costantino. Ma in quest’occasione non pare che prendesse alcuna misura per sostenere colle armi i giusti diritti, ch’esso ed il suo fratello trae-

  1. Eusebio (l. IV. c. 6.) termina il suo racconto con questa fedele dichiarazione delle truppe, e scansa tutte le odiose circostanze del macello, che seguì dopo.