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capitale col dono d’un obelisco Egiziano. In tempi assai remoti ma culti, che sembra abbiano preceduto l’invenzione della scrittura alfabetica, s’erano eretti questi obelischi in gran numero nella città di Tebe e d’Eliopoli dagli antichi Sovrani dell’Egitto, colla giusta speranza che la semplicità della lor figura e la durezza della materia avrebbero resistito alle ingiurie del tempo e della violenza1. S’erano fatte trasportare a Roma da Augusto e da’ suoi successori molte di queste colonne straordinarie, come monumenti i più durevoli della loro potenza e vittoria2; ma vi rimaneva tuttavia un obelisco, che per la sua grandezza o santità restò lungo tempo immune dalla rapace vanità dei conquistatori. Costantino l’aveva destinato per adornar la sua nuova città3, e poscia che per ordine di lui fu rimosso dalla base su cui posava avanti al tempio del Sole in Eliopoli, fu trasportato per mezzo del Nilo ad Alessandria. La morte di Costantino sospese l’esecuzione del suo disegno, e questo fu l’obelisco dal suo figlio destinato per l’antica capitale dell’Impero. Fu preparato un vascello di straordinaria forza e grandezza per trasferir questo enorme pezzo

  1. Allorchè Germanico visitò gli antichi monumenti di Tebe, il più vecchio fra’ Sacerdoti gli spiegò il significato di que’ geroglifici, Tacit. Annal. II c. 60. Ma sembra verisimile, che avanti l’utile invenzione dell’alfabeto, questi o naturali o arbitrarj segni fossero i comuni caratteri della nazione Egiziana. Vedi Warburton Divin. Legaz. di Mosè Vol. III. p. 69-243.
  2. Vedi Plin. Hist. Nat. l. XXXVI. c. 14, 15.
  3. Ammiano Marcell. l. XVII. c. 4. Egli ci dà una interpretazione Greca de’ geroglifici; e Lindenbrogio suo Comentatore aggiunge un’iscrizione Latina del tempo di Costanzo in venti versi contenente una breve istoria dell’obelisco.