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428 storia della decadenza

loro trattato furon combattuti e fatti svanire dagli ostili artifizi d’Antonino1, suddito Romano della Siria, ch’era fuggito dall’oppressione, ed ammesso a’ consigli di Sapore e fino alla mensa reale, dove secondo l’uso de’ Persiani si discutevano frequentemente gli affari più rilevanti2. Lo scaltro fuggitivo, colla medesima condotta con cui soddisfaceva alla sua vendetta, promuoveva il proprio interesse. Egli continuamente stimolava l’ambizione del nuovo suo Signore ad abbracciar la favorevole occasione che le più valorose truppe Palatine eran occupate coll’Imperatore in una distante guerra sul Danubio. Istigava Sapore ad invader l’esauste e non difese Province dell’Oriente colle numerose armate della Persia, ora fortificate mediante l’alleanza ed aggiunta de’ Barbari più feroci. Tornarono dunque senza buon successo gli Ambasciatori di Roma, ed una seconda Ambasceria, di grado ancor più onorevole, fu detenuta in istretto confino, e minacciata o di morte o d’esilio.

[A. D. 359] L’Istorico militare stesso3, che fu spedito ad osservar l’esercito de’ Persiani, allorchè preparavansi a costruire un ponte di barche sul Tigri, vide da una

  1. Ammiano XVIII 5, 6, 8. Il decente e rispettoso contegno d’Antonino verso il Generale Romano lo pone in un aspetto molto interessante ed Ammiano stesso parla con qualche compassione e stima del traditore.
  2. Questa circostanza, quale ci vien notificata da Ammiano, serve a provare la veracità d’Erodoto (l. I. c. 133) e la durevolezza de’ costumi Persiani. Questi sono stati sempre dediti all’intemperanza; ed i vini di Shiraz hanno trionfato sopra la legge di Maometto. Brisson de Regn. Pers. l. II. p. 462-472 e Chardin. Viag. in Pers. Tom. III. p. 90.
  3. Ammiano l. XVIII. 6, 7, 8, 10.