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434 storia della decadenza

veterani sotto le mura d’Amida, nella continuazione d’un assedio, che durò settantatre giorni, ed il deluso Monarca tornò alla sua Capitale con affettato trionfo e con segreta mortificazione. Egli è più che probabile, che l’incostanza de’ Barbari suoi alleati fosse tentata d’abbandonare una guerra, in cui avevan incontrato sì inaspettate difficoltà, e che il vecchio Re de’ Chioniti, saziato di vendetta, con orrore s’allontanasse da una scena d’azione, dov’era restato privo della speranza di sua famiglia e nazione. La forza non meno che lo spirito dell’esercito, con cui Sapore venne in campo nella seguente primavera, non era più uguale alle illimitate mire di sua ambizione. Invece d’aspirare alla conquista dell’Oriente, fu costretto a contentarsi di prendere due fortificate città della Mesopotamia, Singara e Bezabde1; l’una situata in mezzo ad un arenoso deserto, e l’altra in una picciola penisola circondata quasi da ogni parte dal profondo e rapido corso del Tigri. Furono fatte prigioniere cinque legioni Romane di quella diminuita grandezza, a cui s’eran ridotte nel secolo di Costantino, e mandate schiave negli estremi confini della Persia. Smantellate le mura di Singara, il conquistatore abbandonò quel luogo solitario e segregato. Ma con diligenza restaurò le fortificazioni di Bezabde, ed in quel posto importante

    e d’Agosto. Plin. His. Nat. V. 21. Viag. di Pietro della Valle Tom. I p. 696, 3. Quando Sapore dopo un assedio di settantatre giorni ebbe preso Amida, l’autunno era molto avanzato, autumno praecipiti, haedorumque improbo sidere exorto. Per conciliare queste apparenti contraddizioni, conviene ammettere qualche ritardo nel Re di Persia, qualche inesattezza nell’istorico, e qualche disordine nelle stagioni.

  1. Ammiano dà notizia di questi assedj XX. 6, 7.