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a Milano, fu mandato nella Gallia con una debole comitiva di 360 soldati. A Vienna, dove passò un inverno penoso e pieno di cure nelle mani di que’ ministri, a’ quali Costanzo avea confidata la direzione di sua condotta, Cesare fu informato dell’assedio e della liberazione d’Autun. Quella vasta ed antica città, non difesa che da rovinate mura e da una pusillanime guarnigione, fu salvata per la generosa risoluzione di pochi veterani, che a difesa della patria loro ripresero le armi. Nel passar ch’ei fece da Autun nell’interno delle Province Galliche, Giuliano abbracciò con ardore la prima opportunità di segnalare il proprio coraggio. Alla testa d’un piccolo corpo di arcieri e di grave cavalleria, egli preferì la più breve, ma più pericolosa delle due strade che potea fare; ed ora eludendo gli attacchi de’ Barbari, ch’eran padroni della campagna, ora facendo lor fronte, arrivò con onore e salvezza al campo vicino a Reims, dove le truppe Romane avevano avut’ordine di adunarsi. La vista del lor giovane Principe rinvigorì lo spirito languente de’ soldati, e partirono da Reims per cercare il nemico con tal fiducia, che poco mancò non tornasse loro fatale. Gli Alemanni, pratici del paese, raccolsero segretamente le sparse lor forze, e presa l’opportunità d’una oscura e piovosa giornata, gettaronsi con inaspettato impeto sulla retroguardia de’ Romani. Prima che rimediar si potesse all’inevitabile disordine, due legioni rimaser disfatte; e Giuliano apprese per esperienza, che la cautela e la vigilanza sono le più importanti lezioni dell’arte della guerra. In una seconda e più felice azione, ricuperò e stabilì la sua fama militare; ma siccome l’agilità de’ Barbari non gli permise d’inseguirli, la sua vittoria non fu sanguinosa nè de-