Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/449

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dell'impero romano cap. xix. 443

Scisiva. i avanzò, nonostante, fino alle rive del Reno, osservò le rovine di Colonia, si convinse delle difficoltà della guerra, e si ritirò all’avvicinarsi dell’inverno, mal contento della Corte, del suo esercito e della sua fortuna1. La forza del nemico era tuttavia nel suo vigore, e non sì tosto ebbe Cesare divise le proprie truppe; e stabiliti a Sens nel centro della Gallia i quartieri, che fu circondato ed assediato da una numerosa oste di Germani. Ridotto in tal estremità ai ripieghi del proprio ingegno, dimostrò una prudente intrepidezza, che compensò tutte le mancanze del luogo e della guarnigione; ed i Barbari, in capo a trenta giorni, furon costretti a ritirarsi senz’effetto, pieni di rabbia.

[A. D. 357] L’interna compiacenza di Giuliano, il quale non era debitore che alla propria spada di questa insigne liberazione, fu amareggiata dal riflettere, ch’egli era stato abbandonato, tradito e forse sagrificato alla distruzione da quelli, ch’eran obbligati ad assisterlo per ogni vincolo d’onore e di fedeltà. Marcello, Comandante generale della cavalleria nella Gallia, interpretando troppo rigorosamente gli ordini gelosi della Corte, mirava con fredda indifferenza le angustie di Giuliano, ed aveva impedito alle truppe, ch’erano sotto i suoi ordini, di marciare in soccorso di Sens. Se Cesare avesse tacitamente dissimulato un insulto tanto pericoloso, la persona e l’autorità sua divenivano esposte al disprezzo del Mondo; e se si fosse lasciata

  1. Ammiano (XVI. 2, 3) sembra molto più soddisfatto dell’esito di questa prima campagna che Giuliano medesimo, il quale molto ingenuamente confessa, ch’egli niente fece di conseguenza, e che fuggì avanti il nemico.