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446 storia della decadenza

contro il fratello di Magnenzio, conduceva la vanguardia de’ Barbari, e moderava colla sua esperienza il marziale ardore che il suo esempio inspirava1. Egli era seguitato da sei altri Re, da dieci Principi di nascita reale, da una lunga serie di coraggiosi nobili, e da trentacinquemila de’ più prodi guerrieri delle Tribù della Germania. L’ardire che nasceva dalla cognizione della propria lor forza, fu accresciuto dalla notizia che loro portò un disertore, che Cesare con un debole esercito di tredicimila uomini occupava un posto circa ventun miglia distante dal loro campo di Strasburgo. Con tali disuguali forze, Giuliano risolvè di cercare e d’incontrare l’esercito Barbaro, e fu preferito il periglio d’un’azione generale alle tediose ed incerte operazioni d’attaccare separatamente i corpi dispersi degli Alemanni. I Romani marciavano raccolti fra loro in due colonne, la cavalleria alla destra, e l’infanteria alla sinistra; ed il giorno era così avanzato, quando giunsero a vista del nemico, che Giuliano desiderava di differir la battaglia fino alla mattina seguente, e dar tempo alle sue truppe di ristabilir l’esauste lor forze co’ necessari aiuti del riposo e del cibo. Non pertanto, cedendo con qualche ripugnanza alle grida de’ soldati, ed anche all’opinione del suo Consiglio, gli esortò a giustificar col valore quell’ardente impazienza, che in caso di una

  1. Ammiano XVI. 12 descrive colla sua gonfia eloquenza la figura ed il carattere di Cnodomar: Audax et fidens ingenti robore lacertorum, ubi ardor praelii sperabatur immanis, equo spumante, sublimior erectus in jaculum formidandae vastitatis, armorumque nitore conspicuus; antea strenuus et miles, et utilis praeter ceteros ductor... Decentium