Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/105

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dell'impero romano cap. xxi 101


stevano nell’incomprensibile natura della controversia; disapprovavan l’uso di termine, o di definizione alcuna, che non potesse trovarsi nelle Scritture; ed offerivano con proteste molto liberali di soddisfare gli avversari senza rinunziare alla sostanza de’ propri loro principj. La fazione vittoriosa ricevè tutte queste proposizioni con altiera diffidenza: ed ansiosamente cercava qualche irreconciliabile segno di distinzione, la condanna di cui potesse involger gli Arriani nella colpa e nelle conseguenze dell’eresia. Fu pubblicamente letta, ed ignominiosamente lacerata una lettera, nella quale il loro Avvocato, Eusebio di Nicomedia, ingenuamente confessava, ch’era incompatibile co’ principj del teologico loro sistema l’ammettere la parola Homoousion, o Consustanziale, termine già famigliare ai Platonici. Fu ardentemente abbracciata la favorevole occasione, da’ Vescovi, che dirigevano le deliberazioni del Sinodo; e secondo la viva espressione d’Ambrogio1 si servirono della spada, che l’eresia medesima avea tirato dal fodero, per tagliar la testa all’odioso mostro. Dal Concilio Niceno fu stabilita la consustanzialità del Padre e del Figlio, ed è stata la medesima concordemente ricevuta, come un fondamentale articolo della Fede Cristiana, dal consenso delle Chiese Greca e Latina, Orientale e Protestante. Ma se la stessa parola non fosse stata sufficiente a diffamare gli Eretici, e ad unire i Cattolici, non si sarebbe ottenuto l’intento della maggior parte di quell’assemblea, da

  1. Siam debitori ad Ambrogio (de Fid. lib. III. c. alt.) della cognizione di questo curioso aneddoto. Hoc verbum posuerunt Patres, quod viderunt adversariis esse formidini: ut tamquam evaginato ab ipsis gladio ipşum nefandae caput haereseos amputarent.