Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/156

Da Wikisource.
152 storia della decadenza

una volta fu celato in un asilo anche più straordinario, in casa cioè d’una Vergine di venti anni, celebre in tutta la città per la sua rara bellezza. Sull’ora di mezza notte, com’ella raccontava molti anni dopo, fa sorpresa dalla comparsa dell’Arcivescovo in un negligente abbigliamento, ed avanzandosi esso con veloci passi la scongiurò a dargli un ricovero, che da una celeste visione gli era stato ordinato di cercare sotto l’ospitale suo tetto. La pietosa fanciulla ricevè e custodì il sacro deposito, che era stato affidato alla prudenza ed al coraggio di essa. Senza comunicare il segreto ad alcuno, subito condusse Atanasio nella più segreta sua camera, ed invigilò alla sicurezza di lui con la tenerezza d’un amica, e coll’assiduità d’una serva. Finattanto che il pericolo continuò, essa lo fornì regolarmente di libri e di provvisioni, lavavagli i piedi, l’assisteva nelle sue corrispondenze, e destramente celava a qualunque occhio sospetto questa famigliare, e solitaria conversazione fra un Santo, il cui carattere esigeva la più irreprensibile castità, ed una femmina, le cui grazie potevano eccitare i movimenti più pericolosi1. Nei sei anni di persecuzione e d’esilio, Atanasio replicò le sue visite alla bella e fedele amica; e l’espressa dichiarazione, che

  1. Palladio (Hist. Lausiac. c. 136 in vit. Patr. p. 776) che è l’originale autore di quest’aneddoto, aveva trattato con la fanciulla medesima, che nella sua vecchiezza rammentavasi ancora con piacere d’una sì pia ed onorevole conversazione. Io non posso ammettere la delicatezza del Baronio, del Valesio, del Tillemont, che quasi rigettano un racconto, sì indegno (com’essi credono) della gravità dell’Istoria Ecclesiastica.